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Trivago assume in Germania anche senza conoscenza della lingua

trivago assume in germania
Se siete alla ricerca di un lavoro all’estero forse questa è l’occasione giusta, la sede di lavoro è la Germania e l’azienda cerca giovani e professionisti da inserire nel proprio organico.

L’azienda è Trivago, il più grande motore di ricerca di hotel al mondo. Lo scopo di Trivago è offrire ai viaggiatori la possibilità di prenotare ed alloggiare negli hotel più convenienti, infatti il motore di ricerca confronta i prezzi di 726.278 hotel da 206 siti di prenotazione ogni giorno. Non per niente è diventato il punto di riferimento internazionale per chiunque intenda iniziare un viaggio.

Trivago offre la possibilità di poter lavorare con le ultime tecnologie e con persone provenienti da oltre 60 paesi in tutto il mondo. Offre la possibilità di uno sviluppo personale attraverso il lavoro autonomo in un ambiente che incoraggia le nuove idee, dove il personale può divertirsi e mettere in discussione il proprio status quo.

Ad oggi sono molto ricercate le figure da inserire nel reparto dell’online marketing, cioè tutto quello che offre la rete per pubblicizzare, indicizzare e migliorare la propria presenza nel grande mercato on-line.

Sempre per l’area on-line si cercano persone in grado di gestire il prodotto sul web, attraverso applicazioni, servizi, siti e i loro contenuti, quindi i web designer fanno parte di quel gruppo di persone ricercate.

Il lavoro in Trivago si suddivide in 4 categorie, che si differenziano dal tipo di inquadramento:

• entry-level;
• experienced;
• internship;
• student job/part-time;


Per l’entry level è richiesto almeno un anno di esperienza pregressa, è un contratto professionale di solito a tempo determinato di un anno ma che può diventare indeterminato.

Per l’experienced sono richiesti tre anni di esperienza pregressa o il raggiungimento di obietti durante la carriera, di solito dirige un team di lavoro ed è un contratto a tempo determinato della durata di un anno o indeterminato. Di solito c’è un periodo di prova di sei mesi.

L’internship è un contratto di lavoro full time per i neolaureati o laureandi di solito della durata di sei mesi.

Lo student job è un ruolo che non richiede esperienza, è a part time e solitamente è a tempo limitato della durata da 6 a 12 mesi.

TRivago inoltre offre assistenza per il trasferimento e per lo svolgere delle operazioni burocratiche necessarie quando ci si immette in un nuovo stato. Ci sono a disposizione alloggi aziendali con prezzi convenzionati che un dipendente può utilizzare per un periodo limitato nel frattempo che cerca una sistemazione adeguata.

I candidati devono possedere un’ottima conoscenza dell’azienda e del mercato, aver voglia di imparare ed avere un atteggiamento positivo, non è necessario sapere il tedesco anche se è consigliato, necessita però una buona conoscenza della lingua inglese.I candidati devono inviare il proprio curriculum vitae on-line attraverso il portale di Trivago, in ogni caso ci sarà una risposta. Se positiva il colloquio potrebbe avvenire via telefono, Skype o di persona.
Per candidarsi Clicca qui
Fonte Worky.biz

Bmw assume 8000 operai in Germania

8000 posti di lavoro alla Bmw
BMW, l’azienda tedesca produttrice di autoveicoli e motoveicoli, con sede a Monaco di Baviera, la scorsa settimana ha dato annuncio dell’assunzione di 8.000 mila risorse nel 2015.

Lo ha dichiarato Milagros Caina – Andree, Responsabile delle Risorse Umane BMW, nell’incontro tenutosi a Monaco di Baviera specificando che le nuove assunzioni sono dovute alle aumentate necessità produttive del Gruppo, grazie al costante incremento della domanda.

Gli 8 mila posti di lavoro in BMW, saranno concentrati in Germania, infatti circa 5.000 saranno le assunzioni in terra tedesca, mentre le restanti 3.000 saranno distribuite nelle altre sedi dell’azienda, presumibilmente, anche in Italia.

Attualmente in Italia, BMW offre le seguenti opportunità:

-          Responsabile Service Motorrad – BMW

Requisiti:

- circa 40 anni,

- diploma di scuola superiore o equivalente,

- esperienza significativa in un ruolo di responsabilità presso officine di concessionarie auto strutturate ed organizzate,

- ottima capacità di relazione e di organizzazione,

- ottima conoscenza del prodotto autoveicolo dal punto di vista meccatronico,

- buona conoscenza del pacchetto Office,7,

- orientamento agli obiettivi e al cliente,

- affidabilità, dinamismo,

- personalità propositiva e analitica e con spiccate doti di gestione del personale.

Sede di lavoro: Roma.



-          Stage After Sales Marketing & Product

Requisiti:

- dinamismo, flessibilità, precisione,

- ottima dimestichezza con gli strumenti informatici,

- buona conoscenza della lingua inglese ed una forte passione per il mondo Automotive,

- laurea in Ingegneria Gestionale o Economia (preferibilmente indirizzo Marketing).



-          Stage After Sales Retail Development-CSI

Requisiti:

- laurea in materie Economiche,

- ottime doti relazionali e comunicative,

- buona padronanza della lingua inglese,

- ottima conoscenza del pacchetto Office (in particolare Excel e Power Point),

- passione e conoscenza del settore automotive.



-          Stage Back Office Commerciale BMW MI

Requisiti:

- ottima dimestichezza con gli strumenti informatici,

- buona capacità di analisi,

- buona conoscenza della lingua inglese.



-          Stage Controllo di Gestione

Requisiti:

- laurea in Economia.

- flessibilità e dinamicità,

- buona padronanza della lingua inglese,

dimestichezza con il pacchetto Office, in particolare Excel e Power Point.
Per candidarsi clicca qui 
Fonte : Worky.biz

Articolo 18 in Germania ,come funziona ( Sfatiamo notizie errate )

Come funziona l'articolo 18 in Germania
Stando a quello che riportano una buona parte dei quotidiani italiani, sembra che uno dei punti cruciali delle riforme sociali e del mercato del lavoro tedesco da parte dell’ex cancelliere Gerhard Schröder, sia stato quello di aver “introdotto” i cosiddetti minijob. Inoltre, non pochi sostengono che i minijob siano una forma di contratto senza tutele, che han fatto sì che si sia creato un vero e proprio strato di precariato, una “massa di lavoratori senza diritti”.

Cerchiamo di fare luce su queste “opinioni”: innanzitutto bisogna chiarire che i minijob non sono un’invenzione di Schröder. All’ex cancelliere va riconosciuto sicuramente il fatto di aver avuto il coraggio di riformare la Germania arrugginita dagli ultimi anni del governo Kohl. Ma non attribuiamo all’ex leader socialdemocratico - tra le tante cose che ha fatto - anche quelle che non ha fatto. Difatti, anche se in un formato diverso, i minijob esistono dalla fine degli anni settanta. Schröder ha soltanto aumentato il tetto massimo salariale da 325 a 400 euro. Vale a dire: si può avere un minijob esente da tasse fino, appunto, a 400 euro mensili (attualmente dopo l’ennesima riforma, fino a 450 euro). Oltre a questo, il governo rosso-verde abrogò il limite delle ore lavorative che esisteva per i minijob prima della riforma (fino a 15 ore settimanali), dando agli imprenditori più flessibilità.
Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori bisogna, invece, dire con fermezza, che il minijob è un contratto di lavoro vero e proprio: il dipendente ha il diritto alle ferie (ovviamente in rapporto ai giorni lavorativi), alla retribuzione in caso di malattia e alla maternità, giusto per citare quelli fondamentali. Se l’azienda per la quale lavoro con un contratto minijob ha più di dieci dipendenti e il mio rapporto di lavoro dura oltre sei mesi, posso usufruire anche dello statuto dei lavoratori e, dunque, mi spetta anche la tutela contro i licenziamento in caso che questo risulti ingiusto.

Poi non bisogna dimenticare che, anche chi ha un contratto minijob, può, dopo un mese di lavoro, chiedere al suo datore di lavoro una stesura del contratto di lavoro. In altre parole, il datore di lavoro è obbligato a dare al dipendente un contratto scritto; è quanto prevede il cosiddetto Nachweisgesetz. E allora perché i minijobber si sentono lavoratori di serie B? Perché esiste una divergenza enorme tra quelli che sono i diritti dei lavoratori e quello che ne consegue nei fatti.

Molti temono le spese legali (chi va da un avvocato per difendere un contratto minijob dopo essere stato licenziato?) e altri preferiscono subire il licenziamento ingiusto o accettare di non essere pagati in caso di malattia, piuttosto di far valere i diritti che prevede la legge. Tutto qui. Esiste, tuttavia, un rimedio: si chiama gratuito patrocinio (Prozesskostenhilfe), vale a dire chiedere allo stato di sostenere le eventuali spese legali.
Fonte :Giurista.info

Lavoro nero in europa la Germania detiene il record

lavorare a nero in germania ecco i numeri
La Germania, campione di rigore ed austerity, detiene in realtà un altro primato di cui non si può certo essere fieri: è prima in Europa per economia sommersa. Il lavoro nero tedesco vale 350 miliardi di euro, e impiega otto milioni di persone. Secondo il Suddeutsche Zeitung, le ragioni di questa dimensione vanno rintracciate nella passione per il contante dei tedeschi, uno dei popoli europei più ostili ai mezzi elettronici di pagamento.
Il quotidiano di Monaco riporta i dati di una stima calcolata dal colosso delle carte di credito Visa in collaborazione con l’università di Linz. In termini assoluti, e dunque non in percentuale sul Prodotto interno lordo, l’effettiva grandezza del mercato nero tedesco è piutosto rilevante. I lavoratori occupati in nero in Germania, sono ben otto milioni, concentrati nel piccolo commercio e nell’edilizia. Un tratto comune anche all’Italia, visto l’ampio fenomeno di caporalato nei nostri cantieri.
Dalla ricerca si evince come il fenomeno del lavoro sommerso in Germania si sia progressivamente stabilizzato, in concomitanza con la recente crescita economica del paese. Il valore più alto dell’economia sommersa è stato infatti stimato nel 2003, quando la Germania stava attraversando la più lunga fase di stagnazione della sua storia recente. All’epoca il nero valeva 370 miliardi, ed ovviamente aveva un’incidenza maggiore sul Prodotto interno lordo.
Circa un terzo del lavoro nero tedesco è nell’edilizia. Seguono a distanza il commercio al dettaglio, con il 17%, e la gastronomia, con il 15%. In termini assoluti la Germania è prima in Europa, ma in termini relativi, ovvero in percentuale sul Pil, la dimensione del lavoro nero assume un peso maggiore in realtà come quelle dell’Est Europa, dove si parla di circa il 30% del Pil, o in Italia così come in tutto il Sud Europa dove l’economia sommersa è stimata intorno al 20%.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Secondo i ricercatori dell’Università di Linz, infatti, il reddito da lavoro nero è utile a temperare gli effetti drammatici delle recessioni, consentendo l’auto-sostentamento a persone che sarebbero altrimenti disoccupate e assolutamente prive di un guadagno.
Persino le stime sulle effettive risorse sottratte allo Stato vanno riviste: una parte del denaro sommerso rientra infatti nei canali ufficiali attraverso l’Iva. Se queste persone fossero private del guadagno da lavoro nero non consumerebbero e non contribuirebbero a creare valore aggiunto nell’economia reale.
Fonte : http://www.blitzquotidiano.it

Lavoro in Germania gelaterie e ristorazione le brutte esperienze di molti Italiani

italiani sfruttati in germania ristorazione e gelaterie
Su numerosi gruppi facebook si discute di esperienze a dir poco traumatiche e sembra proprio che le gelaterie e i ristoranti italiani in germania sono nel mirino e sono una bruttissima esperienza di lavoro ; Orari lavorativi che arrivano a superare anche le 12 ore al giorno senza pausa e neanche il tempo per mangiare ,stipendi da fame ( a quanto pare molti parlano di cifre del tipo 600 o al massimo 800 euro mensili ) Lavoro a nero ,alloggi dove si dorme in 5 o 6 in un unica camera ,proprietari schiavisti che approfittano del fatto che pochissimi parlano il tedesco e non conoscono le leggi in germania (vi posso garantire che le leggi in germania in materia di lavoro sono molto rigide e basta poco per far chiudere un locale ) Personalmente e' capitato anche a me di finire qualche anno fa' nelle grinfie di due ristoratori da cui sono stato sottopagato ,ma al epoca non conoscevo la lingua e le leggi in materia di lavoro ,oggi invece le cose nel mio caso sono cambiate e lo auguro anche a tutti voi Ho scritto queste poche righe per invitarvi a raccontare la vostra esperienza nei commenti di questo articolo in modo da poter mettere in guardia altri italiani che cercano lavoro in germania e che purtroppo capiteranno sicuramente in questi settori lavorativi non conoscendo la lingua .Vi prego solo di non citare i nomi dei vostri datori di lavoro o il nome del azienda nei commenti , in quanto si puo' incorrere in qualche denuncia per diffamazione (anche se meriterebbero di essere citati con nome e cognome ) Basta solo inserire la citta' o il paese dove avete lavorato ,questo gia puo' bastare a far capire ad altri utenti di chi si parla .Come si puo' leggere nei commenti la situazione e' reale ed il problema e' molto evidente Questo post verra' aggiornato di continuo ,passate a visitare la pagina per leggere i nuovi commenti .Commenta la tua esperienza nel box sotto Grazie a tutti. Leggi anche : Lavoro nero in Germania

Che cosa e' il Minijobber o Minijob in Germania

Minijob minijobber lavoro in germania italiani
Tutti avranno sicuramente già sentito parlare del cosiddetto fenomeno “minijob” in Germania. Ma in cosa consiste esattamente? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di contratto? Va precisato che a molti stranieri non é del tutto chiaro se si tratti di un'opportunità più o meno positiva offerta dallo stato tedesco ai suoi cittadini. Vediamo dunque di capirlo assieme in questo articolo.

Il Minijob in Germania é una geringfügige Beschäftigung (definito in tedesco anche 400-Euro-Job), vale a dire un “lavoro scarsamente remunerato”, in quanto prevede una remunerazione massima si 400 € al mese, e costituisce l'altra faccia del boom occupazionale in Germania. Questo tipo di contratto non prevede il pagamento di tasse e permette ai lavoratori di vivere parzialmente con gli aiuti sociali. Essi raramente possono aspirare ad una normalizzazione del loro rapporto di lavoro e ciò crea molto malcontento. Purtroppo né i sindacati, né gli imprenditori sono contenti di questa situazione, eppure il numero dei lavoratori assunti con questo tipo di contratto continua ad aumentare costantemente: oggi si possono infatti contare 7,3 milioni di lavoratori scarsamente retribuiti.

Un lavoratore su quattro esercita un minijob in Germania

I minijob in Germania sono stati introdotti nel 2003 con lo scopo di riattivare l'occupazione e la speranza che un lavoro di questo tipo potesse trasformarsi in un'opportunità più seria in futuro. Ciò si verifica in rarissimi casi, come ha reso noto l'agenzia federale del lavoro, e conseguentemente il numero dei lavoratori assunti con questo tipo di contratto é aumentato notevolmente nel corso degli ultimi anni al punto da poter affermare che oggigiorno un lavoratore su quattro in Germania rientra nella categoria degli “scarsamente retribuiti”. Si tratta di oltre 7 milioni di persone e per 5 delle quali il minijob costituisce l'unica forma di sostentamento. I restanti 2 milioni lo combinano con un'altra occupazione, spesso part-time, per arrotondare.

In quali settori si concentrano principalmente i minijob in Germania?

I minijob in Germania si concentrano solo in alcuni settori, come ad esempio nella vendita in negozi o nei grandi magazzini, dove spesso c'è bisogno di ulteriore personale in alcuni momenti o in particolari giorni della settimana, ma si possono trovare lavoratori di questo tipo anche nei ristoranti, negli hotel e più in generale nel settore turistico, in cui si é registrato un aumento impressionante di personale assunto con questo tipo di contratto, si parla addirittura di un incremento del 500% tra il 2000 ed il 2008.

Quali sono i diritti dei minilavoratori?

Secondo i ricercatori dell'Università di Duisburg-Essen questi lavoratori non hanno gli stessi diritti degli altri: essi spesso lavorano più ore percependo uno stipendio inferiore, inoltre non hanno ferie e malattie retribuite. I gruppi più a rischio di percepire un salario inferiore a 9,15 € sono i giovani sotto i 25 anni, gli stranieri e le persone che non hanno alcuna formazione professionale

A chi puó tornare utile un minijob?

Come già precisato precedentemente, il minijob in Germania rappresenta l'altra faccia del boom occupazionale che si é avuto in questo paese negli ultimi anni, ma va considerato che vi sono categorie sociali a cui un contratto di questo tipo conviene e spesso rappresenta una forma di sostentamento fondamentale. Pensiamo ad esempio agli studenti, che riescono ad affiancare allo studio un lavoretto che non sottrae molto tempo allo studio, ma allo stesso tempo gli garantisce una minima entrata per poter affrontare le proprie spese, senza gravare molto sulle spalle dei propri genitori.

Inoltre vi sono lavoratori, assunti con contratto regolare, che intendono arrotondare il proprio stipendio, affiancando alla propria attività professionale una piccola occupazione, anche saltuaria, durante il fine settimana. Per quest'ultima categoria, il minijob non rappresenta una forma di sostentamento, bensì un modo di aumentare la propria remunerazione e potersi concedere un tenore di vita leggermente più elevato. Bisogna ovviamente considerare a livello fiscale se ciò va a gravare notevolmente sul reddito familiare e se comporta il pagamento di maggiori tasse allo stato. Utilizzando uno strumento di calcolo online, ad esempio, si può verificare quanto sia vantaggioso, da un punto di vista fiscale, l'affiancamento di un minijob alla propria attività professionale principale.
Fonte : http://www.germanitalia-job.com

Attenzione alle proposte di lavoro truffa ecco come riconoscerle

Proposte di lavoro truffe e false online
Ecco le 10 regole d'oro per non cadere vittime di un raggiro.

1. Le aziende affidabili non nascondono nulla: descrivono subito lavoro offerto, requisiti richiesti e compenso. Fanno leggere e firmare un contratto primadi iniziare qualsiasi sorta di attività.

2. Una società affidabile che vi offre un’occupazione (in ufficio o da casa), vorrà certamente vedere prima il vostro curriculum vitae e le vostre referenze.

3. Può sembrare banale, ma vale la pena di ripeterlo: quando un'offerta sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è falsa.

4. Diffidate delle aziende che non indicano la propria ragione sociale e la partita Iva.

5. Effettuate ricerche on line - ad esempio nel registro imprese della Camera di commercio o sul sito dell’Agenzia dell’Entrate - per verificare l’affidabilità dell’azienda proponente.

6. Guardate con molto sospetto aziende che vi chiedono contributi economici per poter avviare il rapporto di lavoro.

7. Non acquistate kit o materiali di qualsiasi tipo necessari per l'avvio di un'attività a domicilio.

8. Diffidate di chi vi chiede di fornire dati personali, indirizzi e-mail e recapiti telefonici con la promessa di ricontattarvi: spesso si tratta soltanto di catene di Sant'Antonio.

9. Prendetevi sempre tutto il tempo necessario per riflettere e verificare la validità e l'autenticità dell'offerta. Diffidate di chi ha fretta di farvi concludere.

10. Non iscrivetevi a vostre spese a corsi o training di avviamento al lavoro. Di solito è l'azienda che assume a farsi carico delle spese. Nei rari casi in cui il corso viene addebitato al lavoratore, il corrispettivo viene detratto dal primo stipendio.


In ultimo vi aggiungo di diffidare di agenzie nel settore gastronomia che chiedono soldi per iscrizioni o altro che sono molto diffuse in Germania e non solo .Gastrojob - Gastrounion e Luca fantin Job chiedono soldi e ci sono centinaia di testimonianze in merito su numerosi gruppi facebook e forum ,quindi state alla larga 

Tasso disoccupazione Italia e Germania

disoccupazione italia e germania
(Italia) A novembre 2014 gli occupati sono 22 milioni 310 mila, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto al mese precedente (-48 mila) sia su base annua (-42 mila).

Il tasso di occupazione, pari al 55,5%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e rimane invariato rispetto a dodici mesi prima.

Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 457 mila, aumenta dell'1,2% rispetto al mese precedente (+40 mila) e dell'8,3% su base annua (+264 mila).

Il tasso di disoccupazione è pari al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,9 punti nei dodici mesi.

I disoccupati tra i 15-24enni sono 729 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari al 12,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 43,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti nel confronto tendenziale.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 35,7%, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 0,7 punti su base annua. Fonte Istat

(Germania) Per chi vuole lasciare l’Italia alla ricerca di opportunità migliori è più saggio andare a cercare lavoro in Baviera, lo stato federale tedesco con il più basso tasso di disoccupazione nel 2014 (3,6% a dicembre!) o a Baden-Württemberg (3,8%), o a Stoccarda per esempio. In generale, buone opportunità si trovano in tutta la ex Germania dell’ovest, divisione ancora ben marcata non solo nelle menti dei tedeschi, ma anche nell’economia del paese. Il tasso di disoccupazione medio nella parte ovest della Germania a dicembre 2014 era 5,7%, contro un 9,3% negli stati federali della ex DDR  Fonte Statista cliccate per vedere il grafico

Un tedesco su 6 non arriva a fine mese ,sara' vero ?

tedeschi poveri germania
L’ufficio federale di statistica tedesco ha pubblicato dati allarmanti. Il rischio di impoverimento non è mai stato così alto. Addirittura 3,1 milioni di lavoratori guadagnano così poco da scivolare al di sotto della soglia di povertà. Il rischio di povertà è sensibilmente maggiore tra le donne che tra gli uomini. Per circa la metà dei colpiti (1,5 milioni), già una vacanza di 1 settimana all’anno fuori casa non rientra nelle possibilità. Quasi 600.000 poveri hanno rinunciato ad una autovettura propria perché non se la possono permettere. Questi dati si basano sulle indagini delle famiglie. «Il numero di lavoratori che con il loro reddito stanno appena sotto o appena sopra la soglia per le prestazioni Hartz-IV è spaventosamente alta», ha detto al giornale la presidente della Vdk (Sozial Verband Vdk Deutschland), Ulrike Mascher. Per molte di queste famiglie il sussidio è evidentemente insufficiente per superare in un certo qual modo le difficoltà. La responsabile delle politiche sul mercato del lavoro dei Linke, Sabine Zimmermann, chiede un rapido aumento del salario minimo a 10 euro.
Per combattere il trend negativo serve inoltre, secondo la Zimmermann, introdurre dei limiti nei rapporti di lavoro, come anche arginare o abolire il lavoro interinale e i Minijob. Un’occhiata alle statistiche svela anche come ci siano grosse differenze regionali. Nel 2013 il rischio povertà era chiaramente più alto della Germania Orientale che nella ex Repubblica Federale. Il numero delle persone a rischio è del 19,8% nei nuovi Land e del 14,4% nella Germania occidentale, chiaramente superiore rispetto al valore degli anni scorsi. L’ufficio di statistica presenta i dati sul rischio di povertà sulla base del censimento del 2005. Da allora gli indici di povertà dell’est e dell’ovest si sono certamente avvicinati, tuttavia la minaccia della povertà rimane sensibilmente più alta nella Germania orientale. Nel 2005 il 20,4% dei tedeschi dell’est e il 13,2% dei tedeschi dell’ovest era ritenuto a rischio di povertà.
In Germania sempre più lavoratori riescono, a quanto pare, a vivere a malapena col loro reddito. Come riferisce il “Saarbrücker Zeitung”, secondo i dati dell’ufficio federale di statistica, alla fine del 2013 circa 3,1 milioni di lavoratori percepiscono un reddito al di sotto della soglia di povertà. Nel 2008 erano almeno 2,5 milioni. E’ un aumento del 25%. Soprattutto la cosiddetta quota a rischio di povertà raggiunge il livello record di 16,1%. E’ considerato a rischio di povertà chi, compresi tutti i sussidi statali come, per esempio, fondi per la casa o per i figli, raggiunge meno del 60% del reddito medio. Nel 2013 la soglia era di 939 euro netti al mese. Per le famiglie con 2 figli si parla di soglia di povertà quando il reddito familiare netto è inferiore a 2.056 euro. Molti non ce la fanno ad andare in vacanza. Una analisi dettagliata delle statistiche ci offre una visione più precisa della sgradevole situazione di molti cittadini. Svela che nel 2013, 370.000 lavoratori poveri non sono riusciti a pagare l’affitto entro la scadenza, 417.000 hanno rinunciato ad un riscaldamento adeguato, e 538.000 hanno risparmiato sul cibo e si sono preparati un pasto completo soltanto un giorno ogni due.
Nel 2005 Il pericolo di povertà è al minimo sia nel Baden-Wurttemberg che nella Baviera, è il più alto a Brema e nel Mecleburgo – Pomerania Anteriore. Nel 2013 il rischio di povertà è all’11,4% in Baden-Wurttenberg, e all’11,3 % in Baviera. A Brema e nel Meclemburgo è circa il doppio (24,6% Brema, 23,6 % Meclemburgo). A confronto con l’inizio della rilevazione nel 2005, il rischio di povertà è sceso con più vigore in Turingia e in Sassonia-Anhalt. E’ salito di più nel Nordreno-Vestfalia e a Berlino. Osservando le 15 città più popolose, il rischio povertà è il più basso a Monaco (11,4%) e a Stoccarda (13,4 %). Il più alto a Dortmund (26,4%) e a Lipsia (25,9%). Nel confronto col 2005 il rischio povertà è sceso ad Amburgo, Norimberga e Dresda. Nelle restanti città esaminate, il pericolo di povertà è salito dal 2005: l’aumento maggiore si è verificato a Duisburg, Dortmund, Düsseldorf e Colonia. Deludente è anche riconoscere che la Germania, col suo tasso di povertà medio del 16.1%, non se la cava bene in confronto all’Europa. Per la maggiore economia sociale e simbolo economico del continente non è certamente motivo di gloria che paesi come l’Irlanda, scossa dalla crisi, e la malata Francia, mostrino un tasso di povertà inferiore. Per non parlare di nazioni come i Paesi Bassi, la Norvegia (entrambi al 10.1%) o la Repubblica Ceca (9.6%), che chiaramente hanno punteggi migliori. Solo nazioni veramente in crisi come la Grecia (23.1%), la Spagna (22.2%) o l’Italia (19.4%) battono di molto la Germania.
(Nando Sommerfeldt, “La povertà minaccia un tedesco su sei”, da “Die Welt” del 24 gennaio 2015, tradotto da “Voci dal Mondo” e ripreso da “Blog-VoxPopuli”).
Fonte : Stopeuro.org

Come cercare lavoro in Germania

Lasciando da parte i vecchi stereotipi dei flussi migratori italiani che dagli anni cinquanta hanno preso d'assalto la Germania, oggi la nazione tedesca è ancora considerata l'Eldorado del lavoro giovanile. Tuttavia, è bene precisare un dato importante: dire che il mercato del lavoro tedesco si presenta in efficiente organizzazione non significa affermare che esso possa offrire lavoro a tutti.
Deve pertanto essere chiaro il concetto secondo il quale grinta, determinazione e costanza nel cercare il lavoro dovranno essere affiancate da una buona esperienza professionale, in grado di farvi distinguere tra la massa.
Ma come organizzarsi? da dove iniziare a cercare lavoro in Germania?
Parenti o amici avranno oramai esaurito le proprie fonti, tuttavia continuate a tenere i loro nomi ben presenti nel vostro taccuino; dopo tutto è questa la via più semplice per noi italiani, soprattutto per coloro che hanno una qualifica professionale nell'ambito dellaristorazione (questo è per esempio il classico lavorare nelle gelaterie, pizzerie o nei ristoranti italiani presenti sempre numerosi in Germania).
Altrimenti, una volta giunti in Germania, vi consigliamo di incominciare a perlustrare la città nella quale avete scelto di trasfervi. Tra negozi, ristoranti, bar, caffes e locali in genere, la migliore alternativa che avete è quella del cosiddetto 'porta a porta'; proprio così, da non confondere con il 'porta a porta della vendita ambulante', niente di più diverso. Questo tipo di 'cerca lavoro' è infatti anche uno dei più riusciti del 'trova lavoro'. Quindi armatevi diLebenslauf (Curriculum vitae) e di Kurzbewerbung (lettera di presentazione) e incominciate a presentare le vostre capacità professionali a più datori di lavoro possibili.
Oltre alle prime opzioni sopra descritte, ricordate che in Germania l'organizzazione del mercato del lavoro assume la sua massima espressione: internet, uffici di collocamento, punti di incontro tra domanda ed offerta, agenzie pubbliche e privati, o classici metodi di scambio annuncio cartaceo, chi più ne ha più ne metta.
Gli uffici di collocamento tedeschi (Arbeitsämter) sono molto in uso in tutto il territorio nazionale (oggi anche in quello della EURES, il servizio lavoro offerto dalla UEwww.europa.eu/). Consultate il sito ufficiale per ulteriori informazioni o per indirizzi e orari di apertura www.arbeitsagentur.de (solo in tedesco) oppure, se non avete la possibilità di internet, le pagine gialle tedesche (Gelbe Seiten).
Internet e giornali locali o nazionali, continuano ad offrire il contatto più accessibile: usare internet per cercare lavoro in Germania è semplice, basta avere una buona capacità di comprensione della lingua tedesca, seguita da una ottima comunicazione. Se non conoscete il tedesco è difficile pretendere anche solo di poter rispondere a qualche annuncio. Detto questo le offerte di lavoro via internet (Jobsbörsen) vengono offerte da diversi siti web e motori di ricerca, tra i tanti si citano in particolare quelli adatti agli studenti:http://www.jobber.de  (sito molto utile e facile da usare) http://www.schuelerjob.de,http://www.jobs-fuer-studenten.dehttp://www.studentenwerk-berlin.de; oppure quelli aperti a tutti: http://www.job-suche.dehttp://www.jobpilot.dehttp://www.jobkurier.de,http://jobmarketing.infohttp://www.job-cafe.de
Gli annunci cartacei del cerca/trova lavoro in Germania, ci viene offerto da numerosigiornali e riviste, quotidiane e settimanali. Tra i tanti si citano i più importanti come Süddeutche Zeitung, Die Welt, Allemeine Zeitung, o i locali Berliner Zeitung. Andando in edicola ne troverete sicuramente di più. Un consiglio in più, sempre in base alla conoscenza della lingua, potreste anche mettere un vostro proprio annuncio sul www.zeitung.de
In ultimo, ricordatevi delle sempre onnipresenti agenzie di lavoro privato tedesche (Arbeitsvermittlung), Adecco e Manpower giusto per citarne alcune. Le trovate ai seguenti siti generali http://www.adecco.de/ o http://www.manpower.de/.
Fonte : http://www.germania.ws/

Cosa occorre per lavorare in Germania

I cittadini italiani che decidono di vivere un'esperienza lavorativa in Germania non hanno bisogno di un permesso di lavoro: vi sono però alcune pratiche burocratiche da espletare per poter essere regolarmente assunti. Il primo passo da compiere è quello di recarsi al più vicino BurgerService che può essere paragonato ad un nostro ufficio circoscrizionale. Qui la prima cosa da fare è ottenere il così detto Anmeldung, cioè la certificazione del vostro nuovo domicilio. Se si ha intenzione di restare in Germania a tempo indeterminato il consiglio che diamo è quello di iscriversi anche all'A.I.R.E per comunicare il vostro cambio di residenza ufficiale.

La cosa migliore è recarsi in questo ufficio muniti di qualche documento che attesti il vostro domicilio in Germania: può essere il contratto di affitto per esempio. Con questa operazione si ottiene subito il Bestatigung, cioè il documento ufficiale che attesta il vostro domicilio. Siccome la burocrazia tedesca è fatta per rendere facile la vita dei cittadini, senza inutili e frustranti perdite di tempo, presso lo stesso ufficio viene rilasciato l'equivalente del nostro codice fiscale che in Germania si chiama Steueridintetifikationsnummer. Con questo la strada per essere regolarmente assunti è spianata. Come vedete non si tratta di un vero e proprio permesso di lavoro ma, semplicemente, di una rapida trafila per poter lavorare regolarmente sul suolo tedesco.

I passi successivi sono quelli relativi all'espletamento delle pratiche per mettersi in regola con la previdenza sociale e con la copertura sanitaria. Succede che in queste trafile possiate essere affiancati dal vostro nuovo datore di lavoro: in ogni caso sono operazioni che, una volta capito come muoversi, non portano via più di un paio d'ore. Per prima cosa ci si reca ad un Finanzamt, sorta di ufficio fiscale, per ottenere una documentazione rilasciata dopo aver presentato sia l'Anmeldung, sia il Idintetifikationsnummer appena ottenuti. Basta compilare un modulo che, attraverso alcune domande stabilisce in quale fascia fiscale inserirvi. Fatto ciò si riceve per posta, nel giro di pochissimi giorni, la tessera per la previdenza e un codice di identificazione per ricevere i contributi tedeschi.

Importante dire che, a seconda del tipo di lavoro che si andrà a svolgere, potrebbe non essere necessaria l'iscrizione alla Krankenkasse per la previdenza sociale. Questa esenzione riguarda, per esempio, quei lavori che non raggiungono una certa retribuzione mensile. Per tutti gli altri è un obbligo. L'iscrizione alla Krankenkasse è praticamente immediata e consente di ricevere una tessera che consente al lavoratore di godere dell'assistenza sanitaria per tutto il periodo di lavoro. Una volta ottenuti questi documenti basterà aprire un conto in banca per avere accreditato lo stipendio e il gioco è fatto.

Fonte : Lavoro in Germania

Ora l’Eurosoviet proibisce i limiti d’età negli annunci di lavoro

Parafrasando Brecht potremmo dire che c’è un buon giudice a Berlino, ma forse non a Lussemburgo. Parliamo della sede del Consiglio di giustizia dell’Unione europea che ha stabilito una (nuova) norma contro la libertà d’impresa.

Dopo l’ormai arcinota regola sui fagiolini e quella sui gabinetti, ora siamo passati a regolamentare pure gli annunci di lavoro privati. “Porre limiti anagrafici alle ricerche di lavoro è illegale” hanno sentenziato. Ed ecco che, a seguito della nuova norma, rischiamo di non poter più vedere annunci del tipo “cercasi centralinista, massimo di 30 anni. Cercasi coordinatrice di segreteria tra 38 e 45 anni. Cercasi autista massimo di 50-55 anni”. E pure quei furbetti di Abercrombie dovranno rassegnarsi a dare una possibilità a sessantenni flaccidi cui, causa Fornero, manca qualche mese prima di andare in pensione.

Vi pare assurdo? Lo è ma considerate che, in teoria, la proibizione che abbiamo accennato è già legge. La materia è infatti stabilita in Italia dal decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, che recepisce una Direttiva europea del 1978. Direttiva rimasta finora lettera morta che ora le toghe europee hanno intenzione di resuscitare all’insegna del politically correct che fa a pugni con la libertà di impresa.

maniNoi de L’Intraprendente pensiamo che un datore di lavoro, quando sceglie un dipendente, debba avere la possibilità di farlo a ragion veduta, considerando tutti i pro e contro del caso. Lo stesso avvocato Taormina, pur avendo espresso frasi a nostro avviso non condivisibili sugli omosessuali, doveva avere il pieno diritto di non assumere un gay nel suo ufficio se la cosa non gli garbava. Così come i cinesi hanno il diritto di assumere solo connazionali dagli occhi a mandorla. A maggior ragione il limite d’età assume anche un valore oggettivo: ci sono lavori per cui una persona più matura risulta inadatta, e viceversa. Al di là del simpatico caso Abercrombie, affidereste mai un lavoro pesante a un sessantenne con la sciatica o l’ernia del disco? Oppure lascereste un incarico delicato a un giovane di prima esperienza?

No. E probabilmente non lo farete neppure in futuro: convocherete tutti, come la legge impone, e poi sceglierete il lavoratore della fascia d’età che più vi aggrada. Col rischio però (a parte il tempo perso per il colloquio) di dovervi sorbire querele per discriminazione sulla base dell’età. Magari di fronte a quei giudici che credono di poter irrigimentare qualsiasi attività con le loro leggi. Summum ius, summa iniuria dicevano i latini.

Fonte : Intraprendente

Lavorare all’estero con MobilPro EU: si assumono 15 apprendisti italiani

Opportunità di lavoro per tanti giovani di età fino ai 27 anni.Si tratta di lavoro all’estero, facente parte del programma MobilPro-EU, un’interessante iniziativa promossa dal Ministero Federale del Lavoro e degli Affari sociali Tedesco, rivolta ai giovani che risultino interessati a lavorare all’estero.Nello specifico si selezionano 15 apprendisti, di età non superiore ai 27 anni ai quali verrà offerto un contratto di apprendistato,con una retribuzione di oltre 800 euro al mese. Inizialmente, i candidati avranno modo di seguire un corso di lingua tedesca, che avrà luogo presso la città di Vicenza.
Tale programma prevede più fasi, ovvero:
– inizialmente i candidati dovranno partecipare ad un corso di lingua tedesca, che avrà inizio a partire dal 9 febbraio fino al 12 giugno 2015, presso la città di Vicenza. Tale corso darà modo ai candidati di acquisire un livello di conoscenza linguistica corrispondente al livello B1 del QCER
– il secondo passo sarà quello di partecipare ad un tirocinio retribuito in Germania, che durerà circa 6 settimane. Si tratta di uno stipendio retribuito, con un importo pari a 818 euro mensili
– seguirà un contratto apprendistato di durata triennale, con una retribuzione pari a 818 euro mensili.
Ai candidati verrà, inoltre offerto un contributo iniziale di importopari a 500 euro, per il trasferimento in Germania e poi ancora verrà offerto loro un rimborso spese di importo che varierà dai200 ai 300 euro.
Potranno partecipare alla selezione,coloro i quali risulteranno essere in possesso dei seguenti requisiti, ovvero:
– essere cittadini europei
– avere un’età compresa tra i 18 ed i 27 anni
– avere una qualifica professionale o aver conseguito un diploma
– non essere laureati
– non avere già avuto esperienza di contratto di apprendistato
– residenti in Germania da almeno 3 mesi.
Ecco le figure attualmente ricercate:
- idraulici, presso Paderborn
- Commessi al dettaglio, presso Berlino
– Esperti di ristorazione presso Berlino
- esperti Alberghieri, presso Berlino
– cuochi presso Berlino.
Chiunque volesse partecipare al programma in questione, non dovrà far altro che inviare la propria candidatura entro il 25 gennaio 2015, compilando un modulo di preadesione, che troverete cliccando sul seguente link.
Desideriamo ricordarvi che tutti gli annunci di lavoro sono rivolti ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91 (tranne ove specificato).
Fonte Newslavoro

Germania e Spagna, disoccupazione in calo. Berlino: tasso più basso d’Europa

Germania e Spagna chiudono il 2014 con dati incoraggianti riguardo alla disoccupazione. Se Berlino conferma, come si legge in un rapporto pubblicato da Destatis, l’aumento del numero degli occupati e l’ennesimo calo dei disoccupati, anche la Spagna, come rivelano i dati diffusi dagli Uffici del servizio pubblico di impiego, ha diminuito la disoccupazione nel Paese, con numeri record che non si registravano dal 1998: -5,39% rispetto al 2013 (253.627 persone senza lavoro in meno).

Germania, occupazione record. Per l’ottavo anno consecutivo, la Germania stabilisce un record, con i dati sull’occupazione che parlano di una media di 42,6 milioni di persone occupate nel 2014, lo 0,9% (372mila) in più rispetto all’anno precedente. In diminuzione anche il numero dei disoccupati: 77mila persone in meno (3,5%) rispetto all’anno precedente, per una stima complessiva di 2,1 milioni di persone senza lavoro. I numeri con i quali il paese della cancelliera Angela Merkel ha chiuso il 2014 hanno fatto registrare non solo un nuovo record per la Germania, ma anche nell’area Euro, portando il tasso di disoccupazione al 4,7%, contro il 4,9% dell’anno precedente, il più basso tra gli stati dell’Unione Europea.

Madrid, maggiore calo della disoccupazione dal 1998. La Spagna ha chiuso il 2014 con 253.527 disoccupati in meno. I dati parlano di un calo record che non si registrava dal 1998: -5,39% di persone senza lavoro, per un numero totale di disoccupati che scende, così, a 4,44 milioni. Il mese di dicembre è stato quello in cui il numero dei senza lavoro è calato maggiormente, con 64.405 persone che hanno trovato un’occupazione rispetto al mese precedente. Una diminuzione, quella dell’ultimo mese del 2014, che è la seconda più consistente da quando sono iniziati i rilevamenti. Un calo del numero dei disoccupati si era registrato anche a fine 2013, quando i senza lavoro diminuirono di 147mila persone, interrompendo un trend in positivo che andava avanti dal 2007.

Fonte Il Fatto Quotidiano

Il sussidio sociale hartz IV detto anche arbeitslosengeld

Negli ultimi mesi ho accompagnato molte italiane e molti italiani al Jobcenter per inoltrare le richieste di sussidio Hartz IV. Sulla base delle mie esperienze vorrei diffondere ciò che ho imparato al riguardo, senza aver pretese di esaustività, nella speranza di fare un po’ di chiarezza su questo “misterioso” sussidio.

Cos’è l’ Hartz IV?

L’ Hartz IV, anche detto Arbeitslosengeld II (da non confondere con Arbeitslosengeld I, ovvero il sussidio di disoccupazione) è un sussidio sociale dato a persone che hanno entrate mensili ridotte o che sono in cerca di occupazione (ma che non hanno diritto alla disoccupazione!*).

A chi mi devo rivolgere per richiederlo?

ll Jobcenter del quartiere in cui si è domiciliati è il vostro ente di riferimento.

Come si stabilisce se sono idonea/o?

Questa è la fase più ardua! Anzitutto il Jobcenter ha bisogno di una serie di informazioni sul vostro conto: sposata/o, convivi, figli, incinta, lavoro ecc.. Si dovranno quindi compilare formulari e consegnare molti documenti personali. Una volta ricevuto tutto il materiale necessario, il Jobcenter potrà lavorare alla vostra pratica e, se siete idonee/i, per lettera vi spedirà la Bewilligung, cioè la concessione del sussidio Hartz IV. Anche nel caso in cui non siate idonee/i, riceverete una lettera. I tempi di attesa sono anche di 6 settimane.

Se si è domiciliati a Berlino da meno di 3 mesi (fa fede la data dell’Anmeldung) non si ha diritto al sussidio. Eccezione viene fatta, però, per chi è domiciliato da meno di 3 mesi, ma lavora con un contratto da 451 euro in su, ovvero ha l’obbligo di avere la cassa malattia tedesca. In questo caso, si ha diritto al sussidio Hartz IV.

Generalmente sono idonee le persone che guadagnano meno di 890 euro al mese e non hanno beni (mobili o immobili) e non hanno più di 2.000 euro sui conti correnti.

Quali formulari e documenti devo consegnare?

A seconda del vostro stato civile e lavorativo, saranno da compilare diversi formulari. Se già sapete quali fanno al caso vostro, potete scaricarli qui: http://www.arbeitsagentur.de/nn_27908/zentraler-Content/Vordrucke/A07-Geldleistung/Allgemein/Formulare-Arbeitslosengeld-II.html

oppure attendete di parlare con una/un impiegata/o del Jobcenter che vi fornirà la lista di tutti i formulari e documenti da consegnare.

I documenti richiesti sono i seguenti (in fotocopia): documento d’identità, Anmeldung, tessera sanitaria tedesca, contratto d’affitto, contratto di lavoro (se l’avete) oppure lettera di licenziamento (o fine rapporto di lavoro), buste paga degli ultimi 3 mesi, movimenti bancari di tutti i conti correnti (anche italiani!) degli ultimi 3 mesi. Se avete un’auto o un immobile o altri beni, saranno da dichiarare.

Che cosa è compreso nel sussidio?

Il sussidio comprende un aiuto economico e un aiuto nella ricerca del lavoro o di una nuova formazione professionale.

L’aiuto economico. Il Jobcenter paga mensilmente: l’affitto (se la somma rientra nelle tabelle da loro previste) e i costi di riscaldamento, l’assicurazione sanitaria tedesca (Krankenkasse), e versa fino ad un massimo di 380 euro sul vostro conto. Inoltre, se si riceve il sussidio, si può richiedere presso un qualsiasi Bürgeramt il Berlin Pass, un tesserino nominale con foto, il quale dà il diritto a sconti in strutture sportive, al cinema, a teatro e soprattutto per l’abbonamento mensile dei mezzi pubblici (da acquistare sarà il mensile Ticket S a 36 euro). Nel caso in cui ci fossero carenze linguistiche (livelli A1-A2), si ha il diritto di frequentare gratuitamente il corso di lingua tedesca (Integrationskurs) presso una scuola da voi scelta tra quelle sovvenzionate.

Per quanto riguarda la ricerca del lavoro. È interesse del Jobcenter che si esca il prima possibile dalla condizione di necessità. Per questo motivo, presso il Jobcenter siedono gli Arbeitsvermittler, ovvero gli agenti di collocamento. Ogni utente riceve un agente di riferimento il quale dovrebbe aiutare a trovare un lavoro idoneo al vostro profilo. Mi permetto di dire “dovrebbe” perchè non ho ancora conosciuto nessuna/o che abbia trovato un lavoro grazie a loro. Vi aiutano a compilare il vostro profilo nella Jobbörse online per darvi visibilità sul mercato del lavoro e sono a disposizione per tutte le domande relative alla vostra figura professionale, ad esempio se volete specializzarvi oppure fare una Ausbildung. Sono loro che vi obbligano a seguire l’Integrationskurs (di cui sopra).

È bene che vi siate posti la domanda dei doveri perchè infatti ne avete! Con il vostro Arbeitsvermittler sottoscriverete un contratto in cui si dichiara che il Jobcenter si impegna a darvi l’aiuto economico e sostegno nel cercare lavoro, mentre, da parte vostra deve esserci l’impegno di: seguire attivamente il corso di lingua e consegnare gli attestati di frequenza; di mandare almeno un tot di candidature di lavoro mensili; presentarvi di persona ogni volta che vi viene richiesto (circa 1 volta ogni 6 settimane); comunicare quando siete malate/i (esattamente come fareste col vostro datore di lavoro); non assentarvi da Berlino per più di 21 giorni all’anno (!). Se venite meno ai vostri impegni, vi verrà sottratta una percentuale dal sussidio.

I mesi passano e non ho ancora trovato un lavoro (o le mie entrate sono ancora molto basse). Per quanto posso ricevere il sussidio?

Il sussidio è calcolato semestralmente. Ogni 6 mesi, infatti, c’è un conguaglio, sia economico che lavorativo. Vi viene chiesto quanto è stato esattamente guadagnato (alla consegna dei formulari vi viene chiesta una stima delle entrate), ovvero dovrete consegnare tutti i movimenti bancari di tutti i vostri conti correnti, così come tutte le buste paga. Nel caso abbiate guadagnato di più di quello che avevate stimato, dovrete restituire la somma eccedente del sussidio, perchè non vi spettava. Se invece avete effettivamente guadagnato meno di quanto avevate dichiarato, allora il Jobcenter vi pagherà la parte mancante.

Con l’Arbeitsvermittler, invece, si fa il punto della situazione (come va con la lingua, si rivede insieme il cv, vi vengono proposti nuovi lavori).

Alla fine dei 6 mesi dovrete rinnovare la vostra richiesta di sussidio, consegnando, stavolta, meno documenti (perchè già siete registrate/i), ma i tempi di attesa per ricevere la conferma dell’accettazione della vostra richiesta sono comunque di massimo 6 settimane.

Per le/i cittadine/i non tedesche/i che hanno lavorato meno di 12 mesi (anche non consecutivi) in Germania, dopo 6 mesi il sussidio non viene rinnovato. (Ho ricevuto questa informazione personalmente. Altre fonti mi hanno riferito non sia così. Potete provarci e vedere cosa decide l’impiegata/o di turno. Ho riscontrato una certa arbitrarietà nella lavorazione delle pratiche, purtroppo)

Informazioni generali

La comunicazione

La comunicazione con il Jobcenter avviene per lo più tramite lettere scritte in un burocratese spaventoso, anche per chi sa bene il tedesco. È disponibile anche un centralino per porre domande sul vostro profilo, se siete già utenti registrate/i. Con la sezione che si occupa delle finanze non avrete mai modo di parlare di persona (se non in casi eccezionali). L’Arbeitsvermittler sarà invece felice di vedervi ogni volta che vi chiamerà “a rapporto”!

Raramente viene parlata una lingua diversa dal tedesco nei Jobcenter. Molte persone che ho accompagnato mi hanno riferito che all’accettazione sono state pregate di tornare con un’/un interprete. Le impiegate e gli impiegati non sono tenute/i a conoscere lingue straniere e nemmeno a “perdere tempo” a comunicare a gesti con chi ha un livello elementare di tedesco.

Pensate bene anche a queste difficoltà prima di inoltrare la richiesta di sussidio! Non voglio qui disincentivare a far ricorso ad un vostro diritto, ma voglio sottolineare la difficoltà e la dipendenza che ne consegue da persone interpreti che traducono e mediano.

Aiuti linguistici e legali

Per la compilazione dei formulari ci sono degli enti che offrono questo servizio gratuitamente e sono l’ AWO e la UIL. Per avere informazioni generali potete rivolgervi al servizio sociale presso l’Ambasciata italiana. E per venir accompagnate/i, dovete confidare nell’aiuto di volontarie/i o persone che hanno un tariffario. Chiedete nei vari gruppi su facebook.

Se ritenete che il Jobcenter abbia fatto degli errori di calcolo del sussidio o che siano venuti meno ai loro doveri o abbiano leso i vostri diritti, rivolgetevi agli studi legali che fanno consulenza gratuita. Li trovate in rete.

Armatevi di tanta pazienza perchè gli errori e i ritardi da parte del Jobcenter non sono un’eccezione.

* si ha il diritto al sussidio di disoccupazione se si ha lavorato in Germania con copertura sanitaria tedesca per almeno 12 mesi, oppure se si prende tale sussidio già in Italia al momento dell’arrivo in Germania. In quest’ultimo caso è possibile fare il trasferimento della disoccupazione italiana presso il vostro nuovo domicilio. Gli enti responsabili sono l’ INPS in Italia e l’Agentur für Arbeit del vostro quartiere, in Germania.

Fonte ; Italiani a Berlino 

Ceto medio degli stranieri in difficolta' in Germania

In riduzione la classe media degli stranieri in Germania. Si allarga anche per chi non ha il passaporto tedesco la forbice tra ricchi e poveri

Aulösung der migrantischen Mittelsicht. Queste le parole con le quali il sociologo Robert Verwiebe apre un lungo articolo su “Das Parlament”, riportando dati per certi versi attesi, per altri versi allarmanti. Il messaggio è che la classe media degli stranieri in Germania, cioè di coloro che almeno economicamente figurano tra i meglio integrati nel tessuto produttivo del Paese, si sta riducendo, in un processo che ormai dura da anni.
La questione è se tale sviluppo prelude ad un semplice allargamento delle aree di povertà e ricchezza, o se siamo di fronte piuttosto ad un fenomeno nuovo, nel quale le dinamiche sono più complesse, caratterizzate da un sempre maggiore individualismo che si gioca al di fuori -o tra- le classi sociali tradizionali, spesso per un tempo limitato. In ogni caso, anche per gli stranieri è iniziata da tempo una fase di polarizzazione sociale: più ricchi, più poveri, meno ceto medio. Gli stranieri, si sa, sono da sempre nel mirino dei sociologi, insieme agli anziani, ai genitori singoli e alle famiglie numerose, in quanto soggetti a maggior rischio di povertà. Si tratta di una vecchia questione. Tuttavia, i numeri dell’ultimo rapporto sulle povertà del governo federale, che riporta a sua volta dati dal Sozio-oekonomische Panel (SOEP) dell’Istituto di ricerca economica DIW di Berlino, sono allarmanti perché mostrano una novità nella dinamica della povertà.
I dati SOEP indicano con evidenza che, negli ultimi anni, la condizione economica di molti migranti è peggiorata. Dopo la riunificazione tedesca, i migranti della classe media (con un reddito che va dall’80% al 140% del reddito medio tedesco) sono diminuiti di quasi dieci punti percentuali, passando da 47,1% del 1991 al 36,8% del 2012. Nello stesso anno 1991, anche la classe media formata da cittadini tedeschi vantava percentuali simili (48,7%). Pur accusando una recessione, la percentuale nel 2012 rimane però a 44,3%, cioè soltanto 4,4 punti in meno. Questo primo dato è indicativo di come la forbice della discrepanza sociale abbia seguito percorsi diversi. Se poi si vanno a vedere anche i dati relativi alla povertà e alla ricchezza, il dato diventa ancora più preoccupante. Nel 1991 erano ricchi (con oltre il 200% del reddito medio) lo 0,7% degli stranieri. Nel 2012 si passa al 3,5%, con un aumento quindi di 2,8 punti percentuali. Negli stessi anni, la percentuale dei cittadini tedeschi ricchi passa dal 6,4% al 8,8%, con un aumento simile.
La questione sta tuttavia nella povertà (meno del 60% del reddito medio). Negli stessi anni, essa passa dal 18,6% al 24,4% per gli stranieri (con un aumento, quindi, di quasi sei punti percentuali); mentre per i tedeschi le cifre sono rispettivamente del 12,1% e del 13,3% e l’aumento va poco oltre il punto percentuale. Più stranieri poveri nel corso degli anni, quindi, che tedeschi poveri. È chiaro infatti che, nel ventennio considerato, pur essendo valida per tutti la regola dell’erosione della classe media, gli stranieri sono scivolati molto più dei tedeschi nelle sacche del disagio. Tale considerazione diventa ancora più evidente se si guardano i dati relativi al cosiddetto stato di deprivazione sociale, che riguarda coloro che vivono al di sotto dello stato di povertà. Gli stranieri deprivati sono passati negli anni in questione (1991-2012) dal 4,6% al 11,2%, con un aumento quindi di 6,4 punti percentuali. I tedeschi deprivati sono, sì, aumentati dal 1,8% al 2,8%.
L’aumento è però molto più contenuto: un punto percentuale. Forse ancora più impressionanti in questo senso sono i dati relativi al sostegno sociale. Vivevano dello stesso nel 1991 il 2,7% dei cittadini stranieri. Nel 2012 il dato passa al 12,6%. (ma se si guarda soltanto ai cittadini di origine turca, si vede che il sostegno sociale viene elargito oggi ad un impressionante 17,2% della popolazione). Per contro i cittadini tedeschi bisognosi di sostegno sociale passano negli stessi anni dal 2,5% al 4,6%. I dati indicano quindi con molta chiarezza una tendenza: anche tra gli stranieri c’è stato qualcuno in grado di approfittare degli anni di vacche magre per aumentare la propria ricchezza. Tuttavia è evidente, in generale, lo scivolamento in uno stato di povertà o peggio di deprivazione sociale da parte di molti cittadini con passato migratorio. Interessanti sono, infine, i dati che riguardano i giovani al di sotto dei 30 anni, i quali, indipendentemente dal fatto se siano stranieri o tedeschi, hanno molte più possibilità di impoverire che di arricchire. Dice l’autore dello studio: “Il gruppo di età al di sotto dei 30 anni ha le minori chances, rispetto agli altri gruppi, di appartenere allo strato sociale medio o superiore.
Per ciò che riguarda il rischio di povertà, invece, il discorso è esattamente l’inverso. In quel caso, i rischi dei giovani sono particolarmente alti rispetto ai gruppi dell’età adulta”. Tuttavia, come si diceva, non sembra esserci grande differenza tra i giovani tedeschi e quelli con passato migratorio. “Questo dipende forse dal fatto- continua l’autore- che i giovani migranti arrivano più tardi a fondare un proprio bilancio familiare autonomo”. Questo, sempre secondo l’autore, diminuisce i rischi economici. Infine rilevanti (anche se non certo nuovi) i dati che indicano il rapporto tra i rischi di povertà e il grado di formazione. “Coloro che possiedono un titolo di studio terziario (cioè sul piano universitario) –afferma l’autore- corrono rischi notevolmente minori di entrare nell’ambito della povertà e, per contro, hanno chances maggiori di appartenere alle classi sociali più elevate. Persone senza titolo di studio, invece, entrano molto più frequentemente nel cerchio del disagio”. Da rilevare, tuttavia, che “nella Germania Ovest, l’elemento della formazione ha per i giovani migranti minore interesse, perché un diploma di formazione terziaria protegge meno contro i rischi di povertà e disagio sociale”.

Nuova immigrazione di Italiani in Germania

Giovani, senza figli, spesso single, con una buona formazione ma con competenze poco o nulla richieste dal mercato del lavoro, e senza conoscenza del tedesco. Questo il ritratto dei nuovi immigrati italiani in Germania

Su incarico del ministero federale della formazione e ricerca, il gruppo privato di ricerca statistica “.minor” ha messo a disposizione un ritratto in due volumi dei nuovi migranti italiani e spagnoli che, a partire dal 2008, hanno messo piede in Germania con l’intenzione per lo più di restarvi. La ricerca si è svolta su un campione significativo di quasi seicento italiani e quasi trecento spagnoli.
I dati, che a giudizio degli autori, sono “weitgehend repräsentativ“ - abbondantemente rappresentativi - forniscono un quadro che, per molti versi, non si distacca molto da quanto più o meno si sapeva del fenomeno, ma che, tuttavia, va molto nel dettaglio descrittivo. I ricercatori (per la cronaca: Sophie Duschl, Marianne Kraußlach e Christian Pfeffer-Hoffmann) hanno utilizzato il sistema classico delle domande incrociate a soggetti rappresentativi, arricchendo però la ricerca attraverso Blog e socialmedia.
Interessante nella ricerca è, tra le altre cose, anche il confronto tra la nuova immigrazione italiana e quella spagnola, che risultano per molti versi simili. Ciò significa che le fratture nel tessuto sociale e produttivo che questa crisi economica ha portato nei due Paesi sono molto simili tra loro. Ma veniamo al dettaglio. Anzitutto che età anno i nuovi immigrati? La risposta è inquietante. Sono quasi esclusivamente giovani. Tra gli italiani, il 60% sta tra i 26 e i 35 anni. Quasi il 95% hanno una età che va tra i 18 e i 45 anni. Quindi - e lo sapevamo - sono soprattutto i giovani a lasciare il Paese. E sono anche i giovani più scolarizzati. Non è una buona notizia per l’Italia e per tutti i Paesi dai quali questi ragazzi fuggono.
Facendo il confronto tra i dati degli italiani e degli spagnoli si nota che –come si diceva- la situazione del mondo del lavoro dei due Paesi sembra molto simile, in particolare per ciò che riguarda le incrostazioni clientelari. Dice ad esempio la spagnola Patricia: “In Spagna non trovi lavoro se non con raccomandazioni o attraverso parenti. Non c’è un mercato del lavoro aperto“. Bisogna poi anche ammettere che le stesse testimonianze raccolgono anche il desiderio - tutto italiano - di essere sovvenzionati e nutriti dallo Stato. Dice il 31enne Roberto: „C’è una certa leggenda attorno a Berlino. Alcuni hanno raccontato che si può vivere bene con 200 euro al mese. Se non hai soldi, lo Stato ti da qualcosa. Tu devi soltanto chiedere. Questo ha portato a un movimento di massa. Esagero un poco, ma c’è stata una certa propaganda!“
La ricerca mette comunque in tutta evidenza la estrema gravità della situazione italiana. Che si nota, tra l’altro, anche dalle regioni di provenienza dei giovani migranti. Sono soprattutto i giovani lombardi a lasciare il Paese. Seguono i veneti, i laziali, i campani, gli emiliano romagnoli, i toscani. Insomma, le regioni che fino a ieri erano i luoghi di attrazione della immigrazione interna, sono diventate terra di emigrazione. Il rovesciamento della tipologia degli emigranti, lo si vede anche dalla qualificazione che essi possono vantare. Il 75,8% sono accademici (di cui il 49,7% con un master in tasca; soltanto il 22,8 con un semplice baccalaureato). Il 3,3% può mostrare addirittura un diploma di dottorato. Tra le specializzazioni, spiccano i linguisti (15,9%) seguiti da economisti e sociologi (quasi l’11%). Relativamente pochi sono gli ingegneri (7,9%).
Se si dà un’occhiata –contemporaneamente- ai dati che riguardano l’immigrazione spagnola, si vedono molte similitudini, ma anche alcune differenze. Anche gli spagnoli, infatti, provengono soprattutto dalle zone più industrializzate del Paese, a cominciare dalle regione madrilena e dalla Catalogna. Essi, però, arrivano con più competenze tecniche e professionali. Sono ingegneri per il 22%; medici e infermieri per il 13,7%; matematici e fisici per il 8,7%. Insomma anche in emigrazione i giovani italiani pagano il pegno di un sistema formativo basato più sulla chiacchiera che sulla competenza in materie realmente spendibili sul mercato del lavoro. Ma andiamo avanti con le cifre. Un altro tra i punti dolenti dei giovani in arrivo è la conoscenza della lingua tedesca. Tra gli italiani, il 43,1% non ha alcuna conoscenza del tedesco, e soltanto il 1,9% arriva al livello C2, che è il minimo per tenere una normale conversazione con parole semplici e con una costruzione grammaticale accettabile. Se la cavano meglio con l’inglese, ma anche in quel caso, non è grasso che cola. Soltanto il 18,3% arriva al livello C2 e il 38% al livello C1. Insomma: parlare con qualcuno in Germania senza conoscenze di tedesco e con quel po’ di inglese imparato a scuola, diventa per il giovani italiani il problema più grave.
Alcune istituzioni pubbliche offrono corsi di lingua, anche gratuitamente, ma l’apprendimento di una lingua non è certo cosa che si sbriga in poche settimane. La precarietà e la scarsa progettazione della immigrazione emerge anche dalle domande a proposito della durata prevista del soggiorno. Il 39% dei giovani italiani non sa quanto rimane in Germania (addirittura il 51% dei giovani spagnoli). Quasi il 30% progetta un soggiorno breve: da pochi mesi a qualche anno. Non a caso, poi, i settori a cui i giovani si rivolgono sono soprattutto la gastronomia (20%) e l’arte, cultura e società (13,9%). Segue soltanto al terzo posto l’informatica (13,4%) e, al quarto, i servizi (10,4%). Su questo punto importante, la ricerca diventa però - ci pare - un po’ lacunosa.
Cosa significhi lavorare nella gastronomia, possiamo immaginarlo abbastanza bene, conoscendo le condizioni - spesso disastrose - del settore per chi vi è impiegato. Cosa però voglia dire, per un giovane italiano che conosce poco o nulla la lingua, lavorare nel settore “cultura, arte e società”, facciamo fatica ad immaginarlo. Forse si intende il suonare la chitarra per strada o il vivere nel sottobosco berlinese nell’attesa di una qualche chimerica sovvenzione dello Stato? Di più, il rapporto non dice. Rimane – dicevamo- l’impressione di una grande provvisorietà e di una quasi totale mancanza di progetto. Si viene in Germania quasi per fare un tentativo: o la va o la spacca. Ma in questo mondo così specializzato, questa non è senz’altro la metodologia vincente.
La testimonianza di Emilia (27 anni), arrivata in Germania senza conoscere la lingua e con una qualificazione tanto alta quanto poco richiesta (master in scienze politiche) la dice lunga sul tema: “Ho l’impressione che ci siano due tipi di migranti. Al primo tipo appartengono i migranti che arrivano per lavorare perché la loro specializzazione è molto richiesta, come ad esempio gli informatici. È il caso del mio compagno. È informatico e ha lavorato per la ditta (x). Io ho invece un master in scienze politiche. Quando il mio compagno è arrivato, ha avuto a disposizione una persona tedesca di una agenzia privata che lo ha aiutato in tutto. Non ha dovuto neppure presentare la domanda di immatricolazione. Questa persona ha cercato per lui un appartamento, gli ha tradotto il contratto di lavoro. Questo è veramente scandaloso. Significa che spendono migliaia di euro per fare in modo che tu, come informatico, rimanga a Berlino. Al contrario, quando sono arrivata e quando ho cominciato a lavorare, io non ho avuto nessun aiuto. Per fortuna i collaboratori parlano tutti inglese. E io guadagno 1200 euro al mese”. Emilia non lo sa, ma le poteva andare peggio.
Ciò che Emilia definisce „scandaloso“ è in realtà la condizione normale del mercato del lavoro in una nazione industriale: chi è richiesto trova i ponti d’oro; chi non è richiesto può tornarsene a casa. Stupiscono piuttosto l’ingenuità e le aspettative irrealistiche di alcuni di questi giovani, nonostante l’alta qualificazione. Dicevamo che ad Emilia poteva andare peggio.
La testimonianza di Chiara (25) che lavora nella gastronomia ne è la prova più evidente. “Le condizioni sono veramente cattive. Ti danno un contratto per un minijob (che prevede mediamente l’impiego per 10 ore alla settimana n.d.r.) ma si aspettano che lavori per 40 ore. La gastronomia è davvero il settore peggiore. Quando non si sa fare niente, si va lì. Nella gastronomia c’è veramente di tutto. C’è gente che si dimentica di pagarti. C’è gente che non ti paga e basta. Se lo possono permettere, di trattarti male, perché ce ne sono tanti che vogliono vivere qui e sono alla ricerca”. Altrove abbiamo parlato delle lodevoli iniziative dell’Amministrazione tedesca per accogliere questi giovani almeno con informazioni sul mercato del lavoro e con l’offerta di corsi di lingua. Abbiamo parlato anche dell’impegno solidale delle rappresentanze degli italiani in Germania. Manca ancora, nel tassello, l’impegno dell’Amministrazione italiana.