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Lavorare in Germania cosa occorre e dove rivolgersi

cosa occorre per lavorare in germania (documenti necessari)
Per un italiano che voglia andare in Germania non è necessario un permesso di lavoro, ma è sufficiente adempiere ad alcune incombenze burocratiche:

1) Anmeldung e A.I.R.E. Una volta giunti in Germania occorre recarsi al più vicino Burger Service, il corrispettivo tedesco del nostro ufficio circoscrizionale, e farsi consegnare l’Anmeldung, il certificato che attesta il nuovo domicilio. Chi ha intenzione di restare in Germania a tempo indeterminato  può iscriversi all’A.I.R.E. per comunicare il cambio di residenza ufficiale. Per dimostrare che si abita in Germania occorre portare con sé il contratto d’affitto.

2) Steueridintetifikationsnummer. Una volta regolarizzata la propria posizione, si ottiene il Steueridintetifikationsnummer, equivalente del nostro codice fiscale. Con questi documenti è già possibile essere regolarmente assunti. 

3) Previdenza e copertura sanitaria. Dopo avere ottenuto questi documenti il passo successivo prevede di mettersi in regola con la previdenza sociale e con la copertura sanitaria. Occorre recarsi in un ufficio fiscale (Finanzamt) con Anmeldung e Steueridintetifikationsnummer e compilare un modulo la cui compilazione definisce la fascia fiscale in cui occorre essere inseriti. Dopo pochi giorni si riceve, via posta, la tessera per la previdenza sociale e un codice di identificazione per ricevere i contributi tedeschi. 

Un percorso tutto sommato semplice in confronto ai labirintici e kafkiani iter di casa nostra. Ma non è soltanto la snellezza della burocrazia tedesca a invogliare a partire. Innanzitutto c’è un’economia sana, capace di premiare i giovani con retribuzioni e contratti coerenti con formazione, titoli di studio e background professionale, secondariamente un trend occupazionale in crescita che nell’ultimo trimestre del 2012 ha fatto registrare 35mila disoccupati in meno.
 
Last but not leastgli stipendi. Un chimico fresco di laurea assunto in un’azienda tedesca comincia con uno stipendio che arriva a 48mila euro lordi l’anno, stesso discorso per gli ingegneri qualificati che possono arrivare a guadagnare oltre 63mila euro annui. Nel settore dell’Information Technology si passa dai 67mila euro lordi annui di un project manager ai 110mila di un responsabile dello sviluppo. 

E le tasse? Fino a ottomila euro è prevista un’esenzione, inoltre, vi sono alcune deduzioni legate ai premi assicurativi, alle donazioni e alle spese sostenute per la formazione professionale e il mantenimento dei coniugi. Il sistema fiscale ha una particolare struttura a tre livelli: accanto alle tasse federali, ci sono quelle regionali e comunali. 

Per quanto riguarda le aziende: 1) le imprese che risiedono in Germania pagano le tasse sui redditi prodotti ovunque; 2) le imprese non residenti pagano le tasse solamente per i redditi prodotti in Germania. 

L’IVA (che ha attualmente un’aliquota al 19%) si applica su tutte le movimentazioni di merci e servizi, ma vi sono alcuni servizi, per esempio quelli finanziari e sanitari, che ne sono esenti. 
Fonte : Yahoo Finanza

Salario minimo in Germania 8,50 euro ora dal primo gennaio 2015

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Il salario minimo è legge. Per la Germania un traguardo storico, per il resto d’Europa, che beneficerebbe enormemente di una domanda interna tedesca meno anemica, una buona notizia.

La battaglia è durata fino all’ultimo minuto, tra le imprese e le lobby che hanno tentato di allargarne le maglie e i sindacati che hanno cercato di garantire al contrario l’aumento a tutti – o quasi - a 8,50 euro l’ora. Ma alla fine la riforma è stata approvata oggi dal Bundestag a stragrande maggioranza - addirittura con soli cinque voti contrari - sia dai partiti di governo Cdu/Csu e Spd, sia dai Verdi; solo la Linke si è astenuta.
Dal primo gennaio del 2015 la Germania sarà il 21esimo Paese in Europa ad avere un minimo obbligatorio per la busta paga. La ministra del Lavoro, Andrea Nahles, ha parlato di una “pietra miliare” delle politiche sociali tedesche, di un provvedimento che garantirà “finalmente uno stipendio decente” a milioni di lavoratori. “Per dieci anni - ha detto - abbiamo discusso, per 10 anni abbiamo litigato sui pro e i contro, per 10 anni ha dominato il dibattito politico; ora che è arrivato, il salario minimo è motivo di gioia”.

Alla vigilia del via libera il “Mindestlohn” non ha spaccato solo le rappresentanze degli interessi, ha anche creato tensioni nella Grande coalizione. Il parlamentare della Cdu Peter Ramsauer, minacciando il proprio voto contrario e quello di altri colleghi di partito, ha sostenuto nei giorni scorsi che «il provvedimento va nella direzione sbagliata», mentre il capogruppo della Spd Thomas Oppermann l’ha difesa come una «riforma storica» che «significherà un grande passo verso una maggiore equità sociale». Anche la ministra Nahles ha ricordato spesso che ben 3,7 milioni di persone godranno del beneficio di una busta paga con un minimo garantito. Secondo indiscrezioni rilanciate dalla Bild, costerà quasi dieci miliardi di euro ai datori di lavoro.
Durante la scorsa settimana, proprio per venire incontro a quello che l’economista Klaus F. Zimmermann, direttore dell’autorevole istituto di studi sul lavoro Iza, definisce con una punta di preoccupazione «un esperimento storico, senza precedenti», il governo ha inserito alcune eccezioni nella legge. Il salario minimo già non veniva applicato ai disoccupati di lunga durata, a chi ha meno di 18 anni e agli apprendisti; adesso le eccezioni valgono anche per i lavoratori stagionali, per chi distribuisce giornali, per chi fa un tirocinio obbligatorio (quelli che lo fanno volontariamente dovranno aspettare tre mesi prima di accedervi).
Tuttavia i sindacati sono sul piede di guerra: l’associazione più potente, la Dgb parla di «errori gravi», il sindacato dei lavoratori dei servizi Ver.Di punta il dito contro le «scappatoie» dell’ultimo minuto. E lunedì la numero uno della Spd, Yasmin Fahimi ha respinto le critiche: «è un vero risultato» ha commentato a proposito di quello che è sempre stato considerato uno dei punti qualificanti del contratto di coalizione con Merkel per i socialdemocratici. Anzi, indirettamente ha accusato i sindacati di sconfessare accordi presi anche con loro: «insieme abbiamo concordato che serve una fase transitoria fino alla fine del 2016».
Per Zimmermann i dubbi riguardano anzitutto la cifra: gli 8,50 euro sono «una cifra alta, decisa a tavolino senza criteri scientifici: inventata, si può dire». Il secondo nodo, tradotto anche dalle associazioni imprenditoriali in una minaccia, riguarda gli effetti sull’occupazione. Secondo Zimmermann il salario minimo potrebbe portare alla perdita di molti posti di lavoro in Germania, «nelle stime più pessimistiche anche un milione, nei prossimi anni». Un altro rischio, spiega, è che si impenni l’immigrazione dall’est europeo, in particolare dalla Bulgaria e dalla Romania «dove il salario minimo è da un euro all’ora». Date anche un occhiata a questa infografia di altre nazioni europee e guardate i salari Infografia salari europei

Che cosa e' il Minijobber o Minijob in Germania

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Tutti avranno sicuramente già sentito parlare del cosiddetto fenomeno “minijob” in Germania. Ma in cosa consiste esattamente? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di contratto? Va precisato che a molti stranieri non é del tutto chiaro se si tratti di un'opportunità più o meno positiva offerta dallo stato tedesco ai suoi cittadini. Vediamo dunque di capirlo assieme in questo articolo.

Il Minijob in Germania é una geringfügige Beschäftigung (definito in tedesco anche 400-Euro-Job), vale a dire un “lavoro scarsamente remunerato”, in quanto prevede una remunerazione massima si 400 € al mese, e costituisce l'altra faccia del boom occupazionale in Germania. Questo tipo di contratto non prevede il pagamento di tasse e permette ai lavoratori di vivere parzialmente con gli aiuti sociali. Essi raramente possono aspirare ad una normalizzazione del loro rapporto di lavoro e ciò crea molto malcontento. Purtroppo né i sindacati, né gli imprenditori sono contenti di questa situazione, eppure il numero dei lavoratori assunti con questo tipo di contratto continua ad aumentare costantemente: oggi si possono infatti contare 7,3 milioni di lavoratori scarsamente retribuiti.

Un lavoratore su quattro esercita un minijob in Germania

I minijob in Germania sono stati introdotti nel 2003 con lo scopo di riattivare l'occupazione e la speranza che un lavoro di questo tipo potesse trasformarsi in un'opportunità più seria in futuro. Ciò si verifica in rarissimi casi, come ha reso noto l'agenzia federale del lavoro, e conseguentemente il numero dei lavoratori assunti con questo tipo di contratto é aumentato notevolmente nel corso degli ultimi anni al punto da poter affermare che oggigiorno un lavoratore su quattro in Germania rientra nella categoria degli “scarsamente retribuiti”. Si tratta di oltre 7 milioni di persone e per 5 delle quali il minijob costituisce l'unica forma di sostentamento. I restanti 2 milioni lo combinano con un'altra occupazione, spesso part-time, per arrotondare.

In quali settori si concentrano principalmente i minijob in Germania?

I minijob in Germania si concentrano solo in alcuni settori, come ad esempio nella vendita in negozi o nei grandi magazzini, dove spesso c'è bisogno di ulteriore personale in alcuni momenti o in particolari giorni della settimana, ma si possono trovare lavoratori di questo tipo anche nei ristoranti, negli hotel e più in generale nel settore turistico, in cui si é registrato un aumento impressionante di personale assunto con questo tipo di contratto, si parla addirittura di un incremento del 500% tra il 2000 ed il 2008.

Quali sono i diritti dei minilavoratori?

Secondo i ricercatori dell'Università di Duisburg-Essen questi lavoratori non hanno gli stessi diritti degli altri: essi spesso lavorano più ore percependo uno stipendio inferiore, inoltre non hanno ferie e malattie retribuite. I gruppi più a rischio di percepire un salario inferiore a 9,15 € sono i giovani sotto i 25 anni, gli stranieri e le persone che non hanno alcuna formazione professionale

A chi puó tornare utile un minijob?

Come già precisato precedentemente, il minijob in Germania rappresenta l'altra faccia del boom occupazionale che si é avuto in questo paese negli ultimi anni, ma va considerato che vi sono categorie sociali a cui un contratto di questo tipo conviene e spesso rappresenta una forma di sostentamento fondamentale. Pensiamo ad esempio agli studenti, che riescono ad affiancare allo studio un lavoretto che non sottrae molto tempo allo studio, ma allo stesso tempo gli garantisce una minima entrata per poter affrontare le proprie spese, senza gravare molto sulle spalle dei propri genitori.

Inoltre vi sono lavoratori, assunti con contratto regolare, che intendono arrotondare il proprio stipendio, affiancando alla propria attività professionale una piccola occupazione, anche saltuaria, durante il fine settimana. Per quest'ultima categoria, il minijob non rappresenta una forma di sostentamento, bensì un modo di aumentare la propria remunerazione e potersi concedere un tenore di vita leggermente più elevato. Bisogna ovviamente considerare a livello fiscale se ciò va a gravare notevolmente sul reddito familiare e se comporta il pagamento di maggiori tasse allo stato. Utilizzando uno strumento di calcolo online, ad esempio, si può verificare quanto sia vantaggioso, da un punto di vista fiscale, l'affiancamento di un minijob alla propria attività professionale principale.
Fonte : http://www.germanitalia-job.com

Stranieri sfruttati in Germania pagati la meta' dei tedeschi

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La Germania non è di certo il paradiso. Almeno per decine di giovani lavoratori spagnoli che in questi anni di crisi economica, armi e bagagli in mano, si sono trasferiti a Berlino. Infermieri trentenni che guadagnano la metà dei loro colleghi tedeschi con turni di 12 ore, lavoratori di aziende IT che guadagnano 300 euro per un full time e contratti abusivi sono solo alcuni degli esempi che i giovani iberici hanno dovuto affrontare. Almeno finora. A Berlino adesso è nato il Gas, Gruppo di Azione Sindacale, pensato per mettere in relazioni i lavoratori spagnoli con i sindacati tedeschi. Lo chiamano “ufficio precario”. “Vogliamo aiutare i ragazzi che vengono qui a cercare lavoro, spiegare loro come registrarsi al Comune, sbrigare le pratiche burocratiche, ma soprattutto fare azione sindacale”, dicono gli attivisti che in quattro mesi di vita hanno aiutato già decine di spagnoli arrabbiati.

Tra questi, in particolare, quelli di un’azienda sanitaria, la Gip, che, grazie al programma europeo Work & Travel Europe, ha assoldato infermieri di Madrid nei suoi centri di salute. “Siamo andati dal Gas perché non riuscivamo più a tollerare che a noi l’azienda ci pagasse 9,5 euro all’ora, mentre un collega tedesco può arrivare a guadagnarne 15. E se lasciamo il lavoro prima di un anno e mezzo dalla stipula del contratto, ci obbligano a pagare una multa che può arrivare agli oltre 6 mila euro”, racconta Natalia, che non vuole rivelare il cognome. Senza contare i turni di 12 ore di lavoro seguito, 7 giorni su 7, privi di riposo.

A Berlino è nato il "Gas", Gruppo di Azione Sindacale, pensato per tutelare i diritti dei lavoratori spagnoli tra contratti abusivi di ogni tipo, infermieri che guadagnano il 50% dei colleghi locali, lavoratori full time nel settore dell'IT che portano a casa 300 euro. Sfruttati anche ragazzi reclutati attraverso il programma europeo "Work & Travel Europe"

Gli attivisti assicurano che la reazione del sindacato tedesco Verdi, il secondo nel Paese, è stata positiva. Anche un deputato del Die Linke ha preso parte a una delle riunioni, mostrando il suo sostegno. Nei giorni scorsi un volantino firmato da Verdi, il Gruppo di Azione Sindacale e il movimento degli indignados di Berlino chiedeva all’azienda lo stesso salario per lo stesso lavoro e la stessa qualifica: insomma, niente contratti che obbligano a rimanere legati alla società, chiarimento del sistema di assegnazione dei posti di lavoro in varie città della Germania e soprattutto garanzia d’indennità per malattia e diritto alle pause durante la giornata di lavoro. Detta così, sembra di esser tornati indietro di decenni. Ma tant’è.

La società non ha risposto nulla, si è vista solo costretta, un paio di settimana fa, a sospendere il programma europeo di reclutamento all’estero. Oltre 100 infermieri spagnoli e greci avrebbero infatti aderito al programma, finanziato dalla comunità europea, per poi trovarsi in una condizione di sfruttamento lavorativo rispetto ai colleghi tedeschi, col loro stesso titolo. “L’azienda ha cancellato il programma accusandoci di aver protestato troppo”, confessa Natalia. Ma il problema per chi ha firmato il contratto è ancora lì, nero su bianco.

Questi infermieri – circa 30 – infatti non sono gli unici ad essere scesi sul piede di guerra. Sono già sei le aziende tedesche dove i lavoratori spagnoli hanno denunciato irregolarità alla Dgb, la Confederazione dei sindacati tedeschi, che sta organizzando un tavolo tecnico sulla questione a Berlino. Tanto più che il problema tocca da vicino anche i lavoratori tedeschi che molte volte si vedono rifiutati aumenti o migliorie sociali, con la scusa che ci sono sempre spagnoli, greci o portoghesi disposti a fare lo stesso lavoro per molto meno. Una situazione che, secondo gli attivisti del Gas, ha inasprito la tensione tra lavoratori locali e stranieri, generando alcuni casi di intolleranza, molto vicini alla xenofobia.
Fonte : @si_ragu Il fattoquotidiano

Aumenta l'immigrazione di Italiani verso la Germania

Immigrazione italiani in germania 2015
La Germania si conferma un Paese di immigrazione, con arrivi in costante aumento. Nella prima metà del 2014 hanno scelto come destinazione la prima economia europea 667mila persone, in crescita del 20% (112mila)rispetto allo stesso periodo del 2013. Il saldo netto dell’immigrazione - entrate meno uscite - ha visto un incremento del 17% a 240mila persone, quarto anno consecutivo di aumenti a doppia cifra.

Per l’intero 2014 l’ufficio di statistica si aspetta un saldo netto di mezzo milione. L’ultima volta che si erano registrati flussi tanto ingenti risale all’inizio degli anni Novanta, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e la disegregazione del blocco a Est. Negli ultimi anni si è avuta una chiara inversione di tendenza nei saldi migratori in Germania: fino al 2009 era infatti più elevato il numero di quanti lasciavano il paese rispetto ai nuovi arrivi.

Un mercato del lavoro in costante crescita ha ribaltato la situazione facendo della Germania una destinazione chiave d’immigrazione in area Ocse. La maggior parte degli stranieri, circa i due terzi, arriva dalla Ue rispetto al 40% del 1999, sottolinea Andreas Rees, capo economista per la Germania di UniCredit Research. I due paesi con i flussi maggiori sono stati Romania e Polonia (con una quota del 16% ciascuno) seguiti dalla Bulgaria (6%) e dall’Italia (5,5 per cento). Un importante cambiamento strutturale, mette in evidenza l’analista, riguarda il livello di istruzione della nuova immigrazione: nel 2000 soltanto il 23% degli immigrati aveva era laureato mentre nel 2013 la quota ha raggiunto il 39 per cento. Inoltre, i dati dell’agenzia federale del lavoro mostrano come tra il 2010 e il 2014 su 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro dipendente creati, un milione circa è stato occupato da stranieri.
Fonte : Il Sole 24 ore